MA COS’E’ LA DRAKE NIGHT?

L’Air Canada Centre è teatro dei più grandi eventi della città di Toronto. E’ in una posizione comoda per tutti gli abitanti: downtown, metro gialla, fermata Union. Si arriva trasportati da una corrente di persone che cammina in modo ordinato e sereno come in un film di Wes Anderson.

Non so i canadesi, ma prima di entrare vengo sempre distratta dalle luci dei grattacieli e dai colori accesi della torre.

E’ proprio qui che ha suonato, solo poche settimane fa, The Weeknd per due date sold out. E’ sempre qui che suonerà Bieber, altro artista canadese, a maggio per una doppietta. Ed è ancora questo il posto delle partite dei Toronto Maple Leafs, squadra di hockey su ghiaccio del National Hockey League, e dei Toronto Raptors, unica franchigia NBA nata in Canada.

Capirete bene che non c’è da stupirsi se ancora una volta l’ACC è stato, per il terzo anno consecutivo, il cuore di un grande evento di musica e sport, dedicato alla city. Parlo della Drake Night, l’appuntamento annuale con cui i Raptors celebrano il loro Brand Ambassador, Drake, avvenuto lo scorso mercoledì 25 novembre durante la partita contro i Cleveland Cavaliers.

Questo è quanto leggerete su siti e giornali. Magari sì, serve sempre una motivazione ufficiale per promuovere un evento. Ma non è quello che penso io.

La Drake Night è party, festa, convivio, eccitazione, simposio, adrenalina, esaltazione, gioia. E’ il modo “normale” di partecipare ad una competizione sportiva cui, purtroppo, non siamo molto abituati in Italia. E’ la terapia valida per dimenticare le brutte immagini di Gennaro ‘A Carogna e compagni che hanno demolito la voglia di supportare la propria squadra/fede calcistica. E quando parlo di supporto, intendo anche quello economico.

Così, in un posto dove è possibile ancora godersi ogni momento, cosa succede? Succede che uno dei rapper più forti del mondo e una delle squadre di basket più forti del mondo decidono di ringraziare la città. Mettono in piedi un grande show fatto di musica e sport solo per dire “E’ vostro ragazzi, godetevelo! E grazie, ancora una volta”.

E perché lo fanno? Gratitudine, riconoscenza, amor proprio, amore incondizionato. Nessun posto è come casa e nessun supporto è come quello della propria città.

E cosa si organizza di speciale? Viene allestita la box del video di Hotline Bling all’ingresso dell’Air Canada Centre, con tv e stazioni radio in prima fila, per sentirsi sul set; per ogni partecipante c’è in omaggio una tshirt (in store costa sui 60 dollari) e  una fascetta edizione limitata dei Raptors – OVO disegnate Drake; c’è una grande selezione musicale come a ricordare “tu sei dentro l’OVO Sound“.

E dopo? E dopo c’è Drake con la madre Sandi con cui ride e scherza come seduto al tavolo della cucina di casa. Ed è disarmante perché in Italia ci abituano a quell’inutile ed ingiustificato divismo che proprio no, non siamo preparati a tutto questo. Così il rapper, tra sorrisi e passi di ballo, introduce i giocatori della sua squadra.

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Il tempo passa veloce per l’arena in delirio. Tanti applausi e migliaia di occhi incollati sul campo. Si arriva alla fine. Si arriva a quel 103 che significa vittoria per i Raptors e sconfitta per la squadra di King James.

Vado via dall’ACC con l’opera omnia di Drizzy nelle mie Beats bianche ed è tutto molto chiaro. La Drake night, come il Toronto International Film Festival e ogni evento di questa incredibile metropoli, è per la città, unica protagonista.

Perché? Perché artisti, sportivi e pubblico sono lì per lo stesso nobile motivo: godersi il momento. Quell’ Enjoy the moment che non andrebbe MAI dimenticato.

Grazie Drake e Raptors. The Six, come l’hai ribattezzata tu, vi ringrazia.

E forse io un po’ di più.