Don’t worry

Non ringrazierò mai abbastanza Gus Van Sant per aver diretto Milk, ma anche Scoprendo Forrester, Belli e Dannati, Elephant, Will Hunting . Diciamo tranquillamente che dopo gli intoccabili Gary Cady (Don Rodrigo ne I promessi Sposi di Nocita, 1989) e Daniel Day Lewis (Occhio di Falco ne L’ultimo dei Mohicani, 1992), quasi tutti i suoi protagonisti maschili sono stati tra i miei preferiti di sempre.

Una premessa necessaria e sufficiente per introdurvi la mia impressione sul suo ultimo lavoro Don’t Worry, in uscita il prossimo 29 Agosto con distribuzione Adler.

Il film tratta la storia vera del famoso fumettista John Callahan (Joaquin Phoenix), uomo vizioso con un esasperato humour nero ed un grave problema di alcolismo sin dall’adolescenza.

Dopo un tragico avvenimento, il nostro protagonista sceglie di farsi aiutare, incoraggiato dalla sua terapista ospedaliera (Rooney Mara) e da un carismatico sponsor (Jonah Hill).

Durante questa rehab, John inizierà a realizzare vignette satiriche, che gli doneranno popolarità e nuove prospettive di vita.

Molti di voi, forse, non conosceranno la storia di Callahan, motivo per cui ho deciso di limitarmi a trascrivere un paio di informazioni reperibili con una prima visione distratta del trailer.

Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot è questo il titolo sardonico e originale del film tratto dall’ autobiografia di John Callahan (1951-2010).

John è un ragazzo tetraplegico dall’età di 21 anni, età in cui è rimasto vittima di un incidente stradale causato dalla guida in stato d’ebbrezza di un suo amico.

Originario di Portland, dopo l’incidente,  John dedicò tutta la sua vita alla creazione di vignette satiriche, impugnando matite con entrambe le mani. Per quasi trent’anni pubblicò i suoi lavori su Willamette Week, ottenendo numerosi riconoscimenti ma anche contestazioni e polemiche per i contenuti non politicamente corretti.

Gus Van Sant non è nuovo a pellicole biografiche – si pensi a Milk, Oscar come Migliore protagonista a Sean Penn – né a storie struggenti lontane dalla mera spettacolarizzazione di un trauma o dolore. Così, dopo ben tre anni dal suo ultimo lungometraggio The Sea of Trees, il regista americano torna sul grande schermo con una storia concepita quasi vent’anni prima. Gus stava meditando di realizzare il film già negli anni Novanta, con il supporto dello stesso Callahan nell’elaborazione del soggetto e Robin Williams nei panni del vignettista.

L’idea naufragò e le energie del regista furono indirizzate su altri validi lungometraggi.

A distanza di anni, Gus torna su quel progetto che gli stava tanto a cuore, coinvolgendo Joaquin Phoenix. E chi meglio di lui, verrebbe da dire.  Perché? Perché ci sono legami, connection, che superano gli stessi copioni.

Vi rinfresco la memoria.

Ricordate Belli e Dannati con River Phoenix, fratello di Joaquin?  Un film che, nel 1991, regalò a River un ruolo emotivamente complesso e ‘più adulto’ degli altri ricevuti fino a quel momento. Dopo solo due anni, però, il giovane e talentuoso attore ci lasciò prematuramente per un mix di droghe durante una serata al Viper Room di Hollywood trascorsa con amici e lo stesso fratello Joaquin.

Di lì a poco, Gus decise di scritturare Joaquin per il ruolo di To die for (1995), presentato fuori concorso al 48° Festival di Cannes.

Quello che successe dopo, alle vite di Gus e Joaquin, è sommariamente noto ai più. Mi preme, invece, marcare quanto la volontà di realizzare, dopo anni di gestazione, Don’t Worry sia coerente con i vissuti e con le scelte cinematografiche di entrambi.

Don’t worry non è solo un film, è molto di più. Don’t worry è un’ode alla Vita.

Infatti, la vita di John Callahan così rappresentata è solo un pretesto per ascoltare la voce di tutti sopravvissuti, quelli incontrati o quelli che potremmo incrociare durante questo ‘viaggio’, teso tra l’infinitamente piccolo e infinitamente grande, per fare il verso a Pascal.

Per ultimo, è anche il modo di elaborare un proprio dolore personale attraverso la visione di un film dove nessuno gioca a fare l’eroe su sfondi dicotomici, perché, appunto, viene annientata quella netta distinzione tra bene e male.

Dal 29 Agosto, quindi, fatevi un regalo e andate al cinema per questo canto di speranza.