Il corriere | The Mule

Per Kant, il tempo è un’ intuizione sensibile pura (Estetica trascendentale), una prerogativa fondamentale del senso, che ci permette di percepire le cose soltanto dopo averle inquadrate tutte, senza alcuna eccezione nel tempo e nello spazio. 

Sembra avere la stessa convinzione Clint Eastwood (classe 1930) in questo gran ritorno dietro e davanti la macchina presa con The Mule, Il corriere,da oggi al cinema per Warner Bros. Pictures.

L’uomo con la pistola interpreta Earl Stone, un ottuagenario rimasto solo e al verde, costretto ad affrontare il fallimento della sua impresa, quando gli viene offerto un lavoro per cui è richiesta la sola abilità di guida d’auto. Apparentemente facile ma, a sua insaputa, Earl diventa un corriere della droga di un cartello messicano. 

L’anziano Earl, nome in codice Tata, svolge bene il suo lavoro tanto da vedersi assegnare un assistente, Julio (Ignacio Ariel Serricchio). 

Intanto, la DEA è sulle tracce del nuovo ‘mulo’ della droga e l’agente Colin Bates (Bradley Cooper) farà di tutto per incastrarlo. 

Se i problemi finanziari appartengono al passato, Earl inizia a fare i conti con il tempo, ormai acerrimo nemico, e gli errori di una vita che lo hanno allontanato dalla sua famiglia, la moglie Mary (Dianne Wiest) e la figlia Iris (Alison Eastwood).

La sceneggiatura di Nick Schenk è ispirata alla storia vera protagonista di un articolo del New York Times Magazine, The Sinaloa Cartels’ 90-Year-old Drug Muledi Sam Dolnick.  E saranno, forse, questi aspetti come l’autenticità della storia, la consapevolezza di aver percepito le cose nell’insieme – per parafrasare Kant – , il sangue stacanovista di un pioniere della Vecchia Hollywood, che hanno portato Clint a mettersi in gioco, senza sbagliare il colpo.

Il nostro idolo è invecchiato, non rinuncia alle battute sardoniche ed affilate, e combatte con coerenza ogni compromesso artistico ed umano. Nella recitazione, meccanismo misterioso e magico, indossa una nuova maschera che lo mette a nudo come a volerci ricordare, ancora una volta, cosa conta nella Vita, partita nonsense con la morte. Ce lo dice con gli occhi fissi sulla camera, quegli occhi chiari e commossi pieni di Memoria, “La famiglia è la cosa più importante. Non fate come me: ho anteposto il lavoro alla famiglia”.

Non serve aggiungere altro. Non bisogna fornire chiavi di lettura o perdersi in dietrologie da bar. Andate al cinema e godetevi queste due ore di Cinema.