Marti Stone, la rapper abruzzese “sulla bocca di tutti”

Marti Stone è una rapper abruzzese che vive di Musica e insegue i propri sogni con determinazione e coraggio. Ma questa è solo una parte piccola della chiave del suo successo, lo stesso che le fa girare l’Italia tra jam hip hop e club.

Uno degli incontri più importanti della sua vita è stato quello con Tommaso Piotta, nel 2013. Infatti, il rapper romano ha deciso di produrre il suo primo album “Sulla bocca di tutti” e dopo il primo ascolto, capisco subito il perché. Marti Stone è un artista fuori dall’ordinario. Giovane è giovane, ma questo non limita la profonda sensibilità e capacità analitica verso ciò che la circonda. Il risultato è un disco fatto di tracce mature e adrenaliniche, accompagnate da un sound ipnotico. Un disco che crea dipendenza.

Marti Stone, classe 1992. Nata e cresciuta a Lanciano, un paese della provincia di Chieti. Come e quanto hanno inciso le origini abruzzesi nel tuo percorso musicale?

Tantissimo. Crescere in provincia col mare sotto casa e la montagna innevata sullo sfondo, mi ha da sempre portata a credere che vivessi in un posto ideale ed immaginario. Ogni tanto ancora lo penso quando sono a casa.

Allo stesso tempo mi sono trovata a confrontarmi con una mentalità totalmente diversa dal mio modo di vedere il mondo. Questo mi ha dato la giusta spinta per credere nei miei sogni, dare il massimo sin da piccola per poi partire ed inseguirli!I primi testi a soli 11 anni, le prime band durante il liceo: un’ autentica vita in Musica. Ma cos’è per Marti Stone la Musica? Quali sono le “icone” cui ti sei ispirata?

La musica è tutto e niente per me, non riesco a scinderla dal resto della mia vita.

Da bambina sono stata stimolata musicalmente da ogni lato: mio padre strimpellava Battisti &co, mia sorella pompava i Nirvana da brava adolescente anni 90′ qual era, passando per mia madre che mi spingeva a imparare l’inglese per divertimento… Risultato? A 10 anni Eminem era la mia vita, ma avevo anche i CD di Britney Spears e Beyoncé a fianco le raccolte di 2pac e i poster di Brody Dalle e Slipknot, Suicide Girls e chi più ne ha più ne metta! La mia ispirazione è sempre nata da un misto di tante culture e annessi universi musicali.

Nei tuoi testi c’è sempre un evidente interesse per i temi sociali più forti e attuali: lavoro, rapporto con la famiglia, sesso, ambizioni, sogni, amore, disagio, omosessualità, droga. Affronti sempre tutto con tecnica, carisma e maturità. Questo è sicuramente uno dei motivi che ti hanno portato ad avere un rapido e notevole successo. Hai mai temuto di “spogliarti” troppo attraverso le tue canzoni? E ancora, come vivi le critiche – positive e negative – di fan e stampa?

Nei testi parlo di ciò che vivo direttamente e non. L’unico scudo che credo di avere è che solo io – e chi si riconosce tra le rime – so veramente quanta autobiografia ci sia in ciò che racconto. Lascio libera interpretazione all’ascoltatore, faccio moltissimi riferimenti a fatti realmente accaduti senza preoccuparmi di mettermi a nudo.

Scrivere della mia vita in una canzone, significa imprimere un ricordo e farlo diventare un gioco, che alleggerisce cuore e mente. Comunque ci terrei a dire che non parlo di omosessualità. Parlo semplicemente di situazioni avute con ragazze. E’ come dire “parli di eterosessualità” se mi riferissi a soggetti di sesso maschile. Il mio non è volutamente attivismo LGBT nei testi, per intenderci! Per ultimo, accetto le critiche costruttive e mi faccio un sacco di risate su quelle dei rosiconi.

Il 3 giugno 2014 è uscito Sulla Bocca Di Tutti, 11 tracce prodotte da La Grande Onda e in distribuzione digitale Made in Etaly. Ti va di raccontarci com’ è nata la collaborazione con Piotta e quando ha deciso di produrre il tuo album?

Era il 2013 e stavo suonando il mio rap in un contesto rock, a Lanciano. Raffaella di Pixie Promotion era presente all’evento e pur non conoscendomi di persona twittò su di me…

A quanto pare, Tommaso Piotta era connesso e grazie al loro passaparola sono entrata in contatto con lui. La prima volta l’ho incontrato a Radio Città Futura: due chiacchiere e ci siamo subito trovati su molte punti. Tempo un paio di mesi e abbiamo iniziato a lavorare all’album.

Sei una delle più giovani e talentuose rapper italiane. Come pensi sia cambiato il rap femminile negli ultimi anni? Vedi delle analogie con le tendenze degli anni Novanta quando la scena era dominata da La Pina, Sab Sista e Maria?

Ora come ora il rap femminile italiano (underground e mainstream) si divide in svariate sezioni tra cui:

1. quelle che copiano spudoratamente le original fly dei ’90 pensando così di compensare una forte mancanza di personalità artistica col lato “real”,

2.quelle che non hanno proprio idea di cosa stanno facendo, ma magari hanno il fidanzato che produce o fa rap o semplicemente seguono la moda e pensano che provare a fare rime possa completare al meglio il loro outfit street;

3.quelle che sono brave, ma sono cresciute con la convinzione che “tanto non è un gioco da ragazze” quindi mollano o continuano un po’ a caso, giustificandosi con la frase “io lo faccio per passione”;

4. quelle che lo fanno con passione, attitudine e una certa mentalità, cercando la propria strada. Alla fine il Rap è l’espressione della propria unicità.

Una domanda tecnica. Il modo di reppare di alcune ragazze – non farò nomi – è sempre molto impostato. Una voce meccanica che non ha nulla di naturale. Secondo te, perché? È un modo per avere un timbro più maschile?

Non credo si tratti di emulare il timbro maschile. Penso sia perché quando sei alle prime armi davanti a un microfono, tirare fuori la tua vera voce e saperla gestire con tutte le sue sfaccettature non è immediato! Ci vuole pratica, tanta. Ora come ora, tutti pubblicano il primo pezzo registrato nello studietto del garage. Se posso darvi un consiglio, non fatelo! Tutto arriva, basta non avere fretta.

Il rap è un mondo fatto essenzialmente da “maschi”. Marracash, in una sua ultima intervista, ha dichiarato che i rapper degli ultimi anni sono “tutti un po’ annacquati e senza personalità”. Che idea ti sei fatta dei tuoi colleghi? Ce n’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?

Marracash ha ragione. Tra l’altro, è uno dei pochissimi rapper italiani che ascolto e stimo. Da una decina di anni a questa parte, sono usciti vari “modelli di rapper” e inevitabilmente si sono creati diversi filoni di cloni.

Collaborazioni? Salmo, ma andando oltre il rap e Ghemon, perché sa trasmettere. Ce ne sono altri, ma non mi piace sbilanciarmi su chi non conosco personalmente (già ho fatto tre nomi enormi)

Facciamo un gioco. Dico dei nomi e mi rispondi solo SI e il perché o NO e il perché. XFactor?

SI, perché è divertente guardarlo da casa, da prendere come una sit-com

Amici?

NO, dopo un po’ non ce la posso fare. Troppe paraculate.

MTV Spit?

SI, sono stata presente ai retroscena delle ultime due edizioni ed è molto divertente.

Firma con una major?

SI, se sei nelle condizioni di far fruttare meglio il tuo lavoro, altrimenti resta indipendente.. che è meglio (cit. Puffo Quattrocchi)

Rapper che fanno dj set?

SI, di brutto, perché è un’ alternativa di scambio col pubblico. E’ come fare party tutti insieme solo che ogni tanto si sparano due rime. Personalmente lo faccio quasi ogni weekend nei set della mia Dj, Tess.

Feat con artisti di un genere totalmente diverso?

SI SI SI. Per me il rap è un mezzo, confrontarmi con altri generi mi ha sempre dato una certa scossetta dentro.

Lea Seydoux?

SI, con i capelli non corti e non blu. Devo anche spiegarti perché?

Amber Rose?

SI, ha spaccato. E poi potrebbe campare di prepotenza.

Rivelaci i 3 artisti  preferiti e i 3 artisti meno conosciuti che dobbiamo tener d’occhio.

Queste domande mi mettono sempre in crisi perché le mie preferenze sono mutevoli!

Preferiti ultimamente: 1.The Weeknd, 2. Mr. Carmack, 3. Azealia Banks

Da tener d’occhio: 1. Management del Dolore Post-Operatorio, 2. Paigey Cakey, 3. Ins

Classica domanda Milk. Se Marti Stone fosse un film, quale sarebbe?

Io sono quel “Hello stringer” di Natalie Portman nella scena iniziale di Closer. Marti Stone è un B-Movie moderno e un po’ pacchiano alla Bitch Slap.

Il mio preferito resta Pulp Fiction. Nessuno vuole più vederlo con me perché anticipo ogni battuta con la stessa enfasi, poi mi sento una gangster e inizia ad essere un po’ impegnativo!

Stai lavorando su un nuovo album? Quali sono i progetti di questo nuovo anno? 

Sto lavorando ad un mixtape che voglio regalare a tutti quelli che si stanno avvicinando al mio mondo. Poi voglio tirare fuori un po’ di video e suonare il più possibile. La cosa che mi interessa maggiormente è consolidare il mio rapporto col pubblico, conoscerlo e farmi conoscere come dietro una tazza di tè.

In video il singolo Aeroplano di Marti Stone

(Intervista pubblicata per seesound.it il 2.2.2015)