13. DIEGO, L’UOMO NEL PALLONE

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foto di Noemi La Croix

di Stefy Blood & Isa Milk

Hai presente il fuorigioco? Io non vorrei che passassi la famosa linea.”

Lo so, non ci crederete. Eppure, care donne, un uomo che ha detto questa frase esiste davvero. Unica, assoluta, assurda fissazione: il calcio. Sedetevi con pop corn alla mano e rutto libero perché stiamo parlando della tredicesima categoria: l’Uomo nel pallone, che per comodità chiameremo Diego, tributo del cuore all’unico ed inimitabile Diego Armando Maradona.

Per l’uomo nel pallone non esisterete mai durante il weekend. Farete di tutto per mettervi in tiro con lingerie da urlo e ossessiva cura della persona, ma lui non vi noterà neanche. Il suo sabato consiste nella partita di calcetto con gli amici e l’anticipo di campionato, mentre la domenica ha bisogno di stare in casa perché ci sono tutte le partite da seguire grazie alle ultime e più avanzate tecnologie: una sull’Ipad, una sul Mac ed una ovviamente in tv.

Pensandoci bene, rischierete di non esistere anche durante la settimana. C’è sempre la combo “partita Champions e altro sport” che troverà momentaneamente più interessante di un’uscita fuori le mura domestiche con voi e gli amici.

Ho conosciuto Diego, tifoso del Napoli classe 1984 con Maradona tatuato sull’avambraccio, durante un meeting di lavoro. Diego viveva a Roma da dodici anni ma era nato e cresciuto al Vomero. Non si staccava dalla collanina battesimale sulla quale aveva fatto incidere una ‘N’ come a confermare ‘questo è il mio unico e solo Dio’.E sì, dovevo capirlo subito che era un caso perso.

In realtà fu la cazzimma (termine partenopeo intraducibile) dei suoi occhi. Diego era chiaramente un vincente, un vincente pacchiano. Quindi, toccava chiedersi da subito: dove sta la fregatura? È immaturo? È un Uomo coniglio mascherato? Niente di tutto questo, donne. Diego era un vincente anche a letto. O almeno Diego sapeva farti godere anche solo con un dito.

Diego poteva essere questo e tanto altro, se solo avesse voluto.

Ci misi un paio di uscite a capire che non saremmo arrivati al quinto appuntamento (quello durante il quale si passa alla conoscenza approfondita delle rispettive comitive, come a dire ‘ti concedo una piccola invasione di campo’). Così dopo aver provato le sue prestazioni in ‘tribuna’, arrivò anche la tanto temuta tragedia.

Aperitivo domenicale concesso per miracolo in un noto locale siciliano di Via Catania (Roma). Seduti davanti due spritz, continuavo a mostrargli compiaciuta il mio acquisto Prada, preso con i risparmi di tre retribuzioni. Dopo la degustazione della terza pizzetta surgelata, Diego pulì le mani con un tovagliolo e cacciò dalla tracolla (dettaglio che ho volutamente trascurato per vergogna) l’Ipad: “Guarda… io generalmente le partite le vedo da solo ma tu sei la prima che ha il privilegio di guardarle con me“.

Continuavo a fissarlo come se fosse diventato un alieno. Come ad assistere ad una lenta ed angosciante trasformazione in un mostro marino. Puntai l’Ipad con gli occhi arrossati e gli chiesi tra serietà e pena: ‘A cosa ti serve questo ?’. Diego non mi guardò in faccia, perché intento ad inserire nickname e password per lo streaming della sua squadra napoletana “Amò stai pazzienn? Per la partita del Napolì (per i più: ‘Amore stai scherzando? Per la partita del Napoli’) “.

Così mi buttai sul cibo, ingurgitando chili e chili di carboidrati per sentire meno lo sguardo denigratorio di tutti i presenti. Era davvero insostenibile.

Verso la fine del secondo tempo si avvicinò un uomo distinto che non riconobbi subito. Era proprio lui, ragazzi, il mio simpaticissimo e allegrissimo capo.

– Signorina, che piacere incontrarla qui . Conosce la mia compagna?

– No dottor Nihm. Piacere signora, sono una collaboratrice dello studio Nihm . E questo è… Diego Cafiero dello Studio Rossi.

– Sì, mi sembra di averlo intravisto qualche settimana fa durante il meeting della Brisby&Co. 

Catastrofe. Iniziarono a fissare Diego. Provai a toccarlo insistentemente per farlo smettere. Non riuscii a distoglierlo, nonostante i tempi supplementari. Allora provai con ‘Diego, caro. Vorrei presentarti una persona. Puoi___’

‘Non adesso eh! Sta per finire. Nun me passa manco pe’ ‘a capa a farlo mo’.’

Il mio capo si congedò molto educatamente. Continuavo a leggere nei suoi occhi tanto sdegno. Ordinai un cannolo siciliano al pistacchio per morire allegramente in un tripudio di calorie.

Donne, Diego voleva davvero che mi sentissi onorata a condividere con lui tutti i momenti calcistici, eventi importanti per la sua esistenza. Io, invece, decisi di lasciarlo proprio quella sera. Se avessi continuato la storia con lui, sarei caduta in un circolo vizioso. Oltre a trasformarmi in un’appassionata di calcio, sarei diventata una vittima dell’orgasmo da goal dell’ultimo minuto. L’orgasmo da zona cesarini.

Vi prego amiche. Un uomo deve essere interessato soltanto ad uno sport: il sesso. Se vi costringe già dalle prime volte a rimanere chiuse in casa o al disagio delle partite in streaming quando siete in giro, scappate. Non riuscirete più a sanare le sue perversioni. Fate come me: partite in contropiede.